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Campriani, le due medaglie e il futuro che ci attende

Insieme ai vecchi amici del tiro a segno, nei suoi tre giorni di lavoro a Chateauroux, Niccolò Campriani ha fatto in tempo a godersi in presa diretta la gioia del doppio podio azzurro nella pistola a 10 metri, prima di rientrare a Parigi. Lì proseguirà il suo lavoro di monitoraggio a 360 gradi negli altri impianti di gara olimpici, pensando a tutto quello che andrà predisposto tra quattro anni a Los Angeles.

Il tre volte campione olimpico di tiro a segno, come noto, è assurto alla carica di Direttore Sport dei Giochi americani 2028, dunque è chiamato ad occuparsi di tutti gli sport, non solo quello da cui proviene, verso il quale mantiene un amore inossidabile, ravvivato dalla consulenza che continua ad offrire, seppur da lontano e a titolo rigorosamente gratuito, alla UITS. 

Normale dunque che l’exploit domenicale del tiro a segno azzurro non lo abbia lasciato indifferente, anzi. “Per me va detto che questo grande risultato ottenuto da Maldini e Monna è assolutamente meritato. Lo meritano i ragazzi in pedana, lo merita la federazione, con il suo Presidente in testa e tutto il gruppo di lavoro, per come hanno saputo reinventarsi pur disponendo di un tempo limitato. Questo significa sostanzialmente due cose: una programmazione ben fatta, sicuramente, e persone di qualità chiamate a mettere in pratica quei programmi. Il secondo aspetto, in qualche modo, prevale sul primo, perché i risultati non si raggiungono se alla qualità non si aggiunge il cuore. Tutto questo gruppo, tecnici e atleti, è animato da una grandissima passione.”

E poi c’è la storia, non va dimenticata: “Due azzurri sul podio è tanta roba, non accadeva da tempo immemorabile, e dunque questa giornata sarà ricordata a lungo. Lo stesso vale per Federico e Paolo, che hanno avuto il privilegio di condividere questi momenti ed hanno dimostrato di saperlo fare senza dualismi tra loro, ma con l’unico intento comune di arrivare al risultato massimo. È cosi che si scrivono momenti destinati ad essere ricordati per sempre con le persone che ne sono state protagoniste, dunque non solo Maldini e Monna ma anche tutti gli altri finalisti, connessi tra loro da un ricordo indelebile”.

E poi c’è la speranza nel domani. “Ho imparato anche con l’esperienza personale che quando un percorso comincia in modo positivo, la fiducia entra in circolo ed è più facile continuare a far bene, magari in questa stessa Olimpiade, o negli anni a venire. Quello che è certo, è che il tiro azzurro ha imboccato la strada migliore”.