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Ventuno lunghissime ore: la finale della vita

Un lunghissimo giorno prima del momento fatale. Anzi un po’ meno, per l’esattezza 21 ore, quelle che per Paolo Monna e per Federico Nilo Maldini intercorrono tra il  termine delle qualificazioni, nelle quali hanno entrambi agguantato un meritatissimo posto in finale, fino all’ora X, domenica 28 luglio 2024, quando la finale avrà inizio, appunto.
 
Per il tiro è una novità alle Olimpiadi: prima che i regolamenti venissero modificati, e di conseguenza i calendari delle gare, le qualificazioni e la finale si giocavano nello stesso giorno, in genere a tre ore una dall’altra.
 
Pierluigi Ussorio, Direttore della Preparazione Olimpica dell’Unione Italiana Tiro a Segno, ragiona ad alta voce mentre avverte il retrogusto di questo gran risultato firmato dai due azzurri: “È un cambiamento radicale, si modifica l'approccio psicologico e non è un fattore da poco considerando quello che c’è in palio. In più non ci sono precedenti allo stesso livello, quest’anno abbiamo sperimentato la nuova tempistica in un paio di Coppe del Mondo, ma non serve spiegare perchè qui, nel poligono olimpico di Chateauroux, è tutta un’altra partita”.
 
Nel Team Italia, piacevolmente attraversato da un’ondata di adrenalina dopo la bellissima mattinata, si va di ricordi: bisogna tornare indietro di 28 anni per trovare due azzurri in una finale olimpica di pistola, ad Atlanta 1996, ma era pistola libera. Nei dieci metri, invece, è una premiere. 
 
Ad Atlanta, Di Donna due giorni prima aveva vinto un oro incredibile dando scacco matto a Wang all'ultimo colpo, dunque tornava in pedana rilassato e senza grandi pressioni. Infatti fece un’altra gara super ed entrò in finale dove avrebbe completato la sua magica trasferta americana con un bronzo, In quell’occasione, in finale con lui c’era anche Vigilio Fait, il trentino la cui figlia d’arte si sta affacciando alla ribalta tra le juniores, buon sangue non mente, mai.
 
Un’altra doppietta azzurra, stavolta in carabina, in una finale olimpica fu quella di Rio 2016, nella carabina libera a terra, ma né Niccolò Campriani, né Marco De Nicolo riuscirono a salire sul podio. Problema relativo per Campriani, che in quell’Olimpiade avrebbe conquistato comunque due ori, nella carabina a 10 metri prima e poi in quella tre posizioni, ultimo atto di una carriera fantastica.
 
Tornando a Parigi 2024, stavolta è diverso per mille motivi, il risultato è ancora da conquistare e dunque Paolo e Federico, necessariamente, saranno sulla graticola. “Ai tempi di Di Donna e Fait - ricorda sempre Ussorio - c’era un’altra differenza importante, portavi in finale i punti ottenuti in qualificazione. Oggi si ricomincia da zero, che è poi fondamentalmente ciò che Maldini e Monna debbono fare in queste ore: resettare, punto e a capo, come se nulla fosse successo. Ma è più facile a dirsi che a farsi”.
 
L’altra anomalia forte di questa finale è il campo dei contendenti. Sorprendentemente, la quota di asiatici è più ridotta del solito, l’esclusione dell’indiano Singh ha sorpreso molti, per esempio. L’Europa fa leva sull’asse Italia-Germania (anche i tedeschi hanno due finalisti, Reitz e Walter, entrambi ben strutturati) più il serbo Damir Mikec, che ha ottenuto il miglior punteggio in qualifica, vantaggio solo teorico visto che si riparte da zero.
 
Una sola cosa è sicura: sarà una gran finale, e per qualcuno la gara della vita.